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Sicurezza svenduta. SIULP FVG: “servono fatti, non passerelle e pacche sulle spalle”

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La festa della Polizia segna un momento in cui si fanno dei bilanci sull'andamento annuale dell'attività posta in essere. Tradotto in termini economici potremo dire che viene fornito l'output del core business di chi, dal 1852 genera e mantiene sicurezza tra i consociati. Una materia che oggi pare appaltata completamente alla politica la quale, appropriatasi del redditizio settore in termini consensuali, occupa ogni giorno le pagine di tutti i media e i palinsesti di tutte le reti televisive, tenendo volutamente la soglia dell'attenzione altissima e ricavandone un cospicuo dividendo utili.

In questo scenario surreale di invasione di campo o sostituzione dei ruoli, possiamo notare uno schema che si dispiega e si ripete mistificando la realtà quotidiana che viene data in pasto ai media e che si cercherà di riportare alla realtà fattuale, lasciando il lettore alle proprie valutazioni.


La percezione di sicurezza che viene fatta filtrare artatamente ai media è bassa; il telos che si prefigge e che raggiunge è quello di generare nel collettivo ansia ed inquietudine; Il decisore politico identifica il nemico nel delinquente che prende le sembianze di tutto l'universo mondo di chi ha etichettato come clandestini, dell'altro ed in risposta si impegna quotidianamente ad inasprire le pene, erigere muri, istituire zone rosse, blindare le piazze, moltiplicare a dismisura i daspo, creare nuove norme penali (ad esempio il reato di clandestinità punito con un'ammenda di 5000 euro che nessuno dal 2009 ad oggi ha mai pagato).


Accanto a queste azioni poi si fa passare l'idea che disseminando le città di occhi elettronici i delinquenti (autoctoni e stranieri) subiranno la funzione general preventiva del diritto penale e minacciati dalla sanzione si asterranno dal

comportamento vietato. Chi vive in Friuli Venezia Giulia sorride quando pensa che si sono bloccati 4 valichi d'ingresso considerando che vi è un unico solo valico rappresentato dalla linea immaginaria che separa solo sulla Carta l'Italia dalla Slovenia; un immenso groviera dove il passaggio nella zona carsica è continuo e costante. Ciò che però preme sottolineare è l'altra faccia della medaglia ovvero quel pugno nello stomaco che restituisce un depauperamento delle risorse umane inaccettabile da cui passa la vera sicurezza dei consociati che fino ad oggi è stata garantita dal costante sacrificio e dall'abnegazione personale e totale delle Donne e degli Uomini in divisa.


Dal 2010 al 2025 la Questura di Trieste passa da 559 Poliziotti a 427 (- 30%); da 30 a 18 tecnici (-67%); La Questura di Udine da 333 Poliziotti a 251 (-33%) da 30 a 17 tecnici (-74%); La Questura di Pordenone passa da 173 Poliziotti a 157 (-11%) da 22 a 8 tecnici (-63%). Gorizia subisce un ecatombe nelle specialità quali la Polaria, Polfer, la Polstrada e la Polterra ed è altresì oberata dal lavoro al CPR che privo – ad oggi - di un DVR espone quotidianamente i lavoratori a rischi per le continue rivolte, atti di autolesionismo, aggressione di chi non ha nulla da perdere e scarica sui poliziotti tutta la sua rabbia. In questa giornata di antifesta si esige che dalle parole di elogio e dalle pacche sulle spalle, dalle pergamene e dalle medaglie, si passi ai fatti e si provveda ad un improcrastinabile ripianamento di tutti i settori considerando il Friuli Venezia Giulia non più un fanalino di coda all'estrema periferia del mondo in cui accendere e spegnere i riflettori alla bisogna del consenso elettorale.


I cittadini di questa Regione necessitano di personale vero reale per garantire quella sicurezza di cui i consociati hanno pieno diritto, una sicurezza reale e percepita che devono tornare a fondersi.

Inutile chiedersi se volgiamo o meno i poliziotti di quartiere; li avevamo ed erano 16 suddivisi in 4

zone, ma sono stati fagocitati dalla drastica riduzione di organico che tutta la Regione patisce da più

di quindici anni. Il tempo delle promesse deve cedere il passo al tempo dei fatti.

 
 
 

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